Migranti, l'accordo con la Turchia che imbarazza l'Ue
21/07/2016

19 luglio 2016. Dopo il tentato golpe del 15 luglio, in Turchia è in corso una durissima repressione: sono stati arrestati circa seimila militari e ottomila agenti di polizia, tremila giudici sono stati sospesi e violazioni dei diritti umani sono state perpetrate ai danni di rappresentanti della società civile. Il presidente Erdogan ha annunciato di voler fare pulizia all’interno delle istituzioni e non si esclude anche la reintroduzione della pena di morte nel paese. Una situazione che preoccupa l’Unione europea e che ha riacceso il dibattito sulla possibilità di far entrare la Turchia in Europa. Non solo, ma da marzo 2015 è in atto tra Ue e Turchia il deal che riguarda i migranti e i richiedenti asilo. Un accordo già ampiamente contestato da tutte le organizzazioni umanitarie e che oggi torna a far discutere. Può un paese che non rispetta i diritti umani e che sta attuando vere e proprie “purghe” di massa essere ancora considerato un partner con cui risolvere l’emergenza profughi?
Cir: “Turchia non è un paese terzo sicuro, l’accordo va superato”. Secondo Chrisopher Hein, portavoce del Consiglio Italiano rifugiati (Cir), l’Europa deve far un passo indietro, per quel patto sono venuti meno tutti i presupposti e dunque va superato. “L’accordo tra Ue e Turchia non è un vero e proprio trattato internazionale, non ne ha la natura giuridica - spiega Hein -. E’ un’intesa politica che si può sciogliere senza formalità, e che a nostro avviso va sciolta, perché si basa sulla considerazione che la Turchia sia un paese terzo sicuro, in cui possono essere legalmente rimandati indietro i rifugiati dalla Grecia. E’ chiaro che questo presupposto, su cui ci siamo espressi negativamente in passato, oggi non è più sostenibile. La Turchia non è un paese terzo sicuro e dunque anche l’accordo con l’Ue deve venire meno”.
continua... (sito del Redattore Sociale)